Come la multidisciplinarietà può portare vantaggi alla personalizzazione della terapia.
Uno dei rischi e limiti della medicina moderna, e quindi anche dell’odontoiatria, è quello della super-specializzazione. Infatti il valore della specializzazione è di rendere estremamente competenti in un determinato settore, ma focalizzare la propria attenzione su un particolare può far perdere di vista la percezione dell’insieme, e, nel caso della medicina, trattare i pazienti come un insieme di organi e apparati senza comprendere l’unicità della persona. Allo stesso modo, l’odontoiatra che esercita solo la protesi tradizionale su denti naturali tenderà ad escludere l’implantologia. L’uomo tende ad essere abitudinario e a seguire sempre le stesse strade, più conosciute e comode, a non prendere quindi rischi o esplorare la possibilità di nuove soluzioni. Si può essere giovani di anni ma vecchi d’idee e viceversa! Ed ecco spiegato perché chi possiede solo un martello tenderà a vedere chiodi dappertutto, anche quando il buon senso o semplicemente la ragione porterebbero a immaginare altre possibilità. Il caso che vi presento oggi è un tipico esempio di quanto sto affermando. Al paziente con la dentatura in gravi condizioni erano state proposte due alternative: togliere tutti i denti inserendo protesi fisse su impianti o in alternativa dentiere mobili. Inutile dire che l’idea di perdere tutti i propri denti non è, in ogni caso, una prospettiva allettante, ma l’idea di masticare con dentiere è associata a un’idea di invecchiamento che francamente risulta oggi intollerabile. In verità la situazione della dentatura superiore non lasciava altre alternative all’eliminazione di tutti i denti residui, ma la dentatura inferiore poteva ancora essere ragionevolmente mantenuta. Innanzitutto ho, come abitudine, guardato all’intero organo della masticazione e non solo ai denti, ed era evidente che questa bocca aveva urgente necessità di un riequilibrio complessivo. La malattia parodontale aveva infatti prodotto retrazioni diffuse delle gengive e spostamenti indesiderati e patologici dei denti provocando un grave danno estetico e funzionale. La mia idea era dunque quella di ridare un equilibrio funzionale ed estetico nuovo e totalmente diverso alla bocca, conservando tutti denti mantenibili, con tutti i mezzi che avevo a disposizione. In sintesi questa la mia decisione e il mio progetto terapeutico: mantenere tutta la dentatura inferiore modificandola con tecniche additive adesive per riequilibrare i piani della bocca; sacrificare i denti superiori posizionando nello stesso tempo una protesi immediata su impianti. Questa strategia mi consentiva di modificare in modo assoluto l’assetto della bocca con il minimo sacrificio di denti possibile, ma soprattutto in tempi rapidissimi. L’intera fase terapeutica è durata 48 ore: in prima giornata si è riabilitata l’arcata inferiore con una tecnica talmente non invasiva da evitare assolutamente l’anestesia, mentre in seconda giornata nella stessa seduta si sono sacrificati tutti i denti superiori, posizionati gli impianti, e in giornata realizzata e consegnata una protesi fissa su impianti che ha permesso di risolvere brillantemente il caso. Il paziente è rimasto soddisfattissimo per la sua nuova condizione e tutta la mia squadra ha gioito per la sua felicità. Un plauso in particolare al Sig. Gaetano Lo Scalzo, odontotecnico di rara maestria e umiltà d’animo, che lo rende capace di trovare soluzioni ad ogni problema, e alla mia assistente chirurgica e capo sala Tiziana Loffredo.